Jurassic Park (1993, Steven Spielberg)
Non avrei mai pensato di inserire questa pellicola, in questa lista, perché ha tanti dei difetti che imputo a Spielberg e che, ultimamente, mi ha messo in rotta con il regista di Cincinnati. Ha quegli insopportabili ragazzini spielberghiani, tutti urli e smorfiette, e ha la tendenza all’happy ending un pò becero e facilone più qualche scena assolutamente insopportabile nella sua esagerata e cartoonesca realizzazione – i bambini che sfuggono ai velociraptor nelle cucine, per esempio.
Però ha anche una delle ultime colonne sonore veramente belle di John Williams, prima che cominciasse a riciclarsi.
Ma soprattutto mi ricordo ancora di quel giorno in cui andai a vederlo al cinema. Per mesi avevamo sentito parlare di quei dinosauri rifatti in CGI e per giorni avevamo visto in TV sempre le stesse scene, nei servizi che parlavano del film: i protagonisti davanti a un Brontosauro, sullo sfondo. Ho sempre reputato che si trattasse di una ricostruzione classica: personaggi ripresi davanti a schermo verde, sul quale veniva poi appiccicata la costruzione al computer. I dinosauri potevano anche essere fatti bene, ma dov’era l’innovazione? Dov’era la novità?
Poi c’è un T Rex che ribalta una macchina con il muso e la rigira e fa una cosa che all’epoca mi apparve pazzesca e che, giuro, mi lasciò a bocca aperta, con i brividi. E’ stata l’ultima volta che ho visto degli effetti speciali capaci di stupirmi in questo modo, da allora non c’è stato altro che mi ha colpito allo stesso modo. E’ stata l’ultima volta che ho avuto la sensazione che il cinema fosse capace di farmi vedere qualsiasi cosa. E per questo, tutt’ora, guardo questo film con affetto smisurato.