C ya!

novembre 22, 2010

Questo blog e il sottoscritto si prendono un periodo di pausa. Qualcuno mi ha fatto presente che i miei ultimi post erano sia deliranti che preoccupanti. Mi rendo perfettamente conto che volevano essere entrambe le cose (ma non volevo fare preoccupare voi, quanto me stesso).
Ho decisioni da prendere e cambiamenti importanti da fare, nella mia vita. Non voglio neanche mentire a nessuno: quando sarà tutto finito non so se questo blog verrà riaperto (francamente non sono neanche tanto sicuro che alcuni di voi saranno ancora parte della suddetta vita, ma ‘sti cazzi).
Ma poiché sono un allegrone e questo blog si è sempre basato sul reciproco rispetto, vi lascio con beneaugurante e spiritosa immagine di commiato (e sì, i commenti sono chiusi. Se avete qualcosa da dire, sapete dove trovarmi).
A presto, spero.

Abre los ojos

novembre 9, 2010

Dare al pubblico ciò che si aspetta.

novembre 8, 2010

“Il reverendo Custer sta impazzendo! Andiamo a vedere, forse si masturberà sulla Bibbia o darà di matto!”.
E invece no. Sono ancora qui, pronto a prendervi a calci in culo.

Death list Five

novembre 5, 2010

A voi,

che avete avuto un ruolo nella mia vita, a volte importante, a volte di passaggio. A voi, che avete lasciato una traccia in me e che avete aiutato a farmi diventare come sono. A voi, che avete pensato che fossi qui, pronto ad accettare qualsiasi cosa diceste e faceste, in nome di una visione personale e distorta di un’amicizia. A voi, che oggi saluto. Non sparirò, no, perché so che non è tempo e ci sono ancora tante cose da fare. Ci sarò e vi sorriderò, perché è così che mi ha insegnato la mamma: educazione e rispetto per tutti, anche per chi non lo merita.
Ma dietro quel sorriso non ci sarà calore, non ci sarà affetto, non ci sarà interesse. Sarete il patetico déjà vu di una relazione che è stata bella, finché c’è stato sentimento, o anche solo interessante, finché non ho capito chi eravate veramente. Dietro quel sorriso ci sarà la stessa pazienza che si ha per il tizio che ti ferma per strada per darti un volantino, per il cliente che ti tiene al telefono quando hai altre mille cose da fare, per il vecchietto che guida l’automobile con esasperante lentezza e vi impedisce di superarlo.
Per alcuni di voi ci sarà vendetta. Per altri ci sarà peggio, ci sarà indifferenza.
A te, piccola bambina, alle tue risate squillanti, al tuo insopportabile puttaneggiare per insicurezza, mentre vesti rosa confetto e dici che sei serena, mentre si allunga lista di cicatrici che hai scelto di infliggerti, per spirito di emulazione e per mancanza di autostima.
A te, debole ometto, al tuo sguardo fuggente, al tuo sorriso timido, alla tua insana mancanza di palle, al tuo dare pacche sulle spalle, alla ricerca del punto dove piazzare il coltello. Non è un addio, è un arrivederci. E il rivederci, per me, sarà dolce, perché per te non lo sarà
A te, pazza lunatica, al tuo importi urlando più forte, minacciando le persone più deboli, a battere i pugni sul tavolo, dietro la sicurezza di uno schermo, riparata dai flussi della rete. A te che parli di uccidere e strappare cuori e di male, quando sei l’esatta incarnazione della malvagità insita in ognuno di noi. Ti sono grato, perché guardando te mi rendo conto che non sono poi la persona peggiore del mondo. Ora muori.
A te, occhi falsi, che mi ha tenuto la mano e mi hai dato una carezza, per poi colpirmi quando ho abbassato la guardia, preferendo ascoltare le parole che una serpe ti ha sussurrato nelle orecchie, anzichè parlarne con me e sentire se avevo qualcosa da dire. A te, che hai preferito farmi la morale e dirmi quale persona orribile sono, dall’alto di tradimenti fatti e consumati, dal basso di errori fatti insieme.
A te, infine, egoista truccata da amica. A te, che sei forse la peggiore di tutti gli altri. A te, che sei stata incapace, un’altra volta, una volta di troppo, di spogliarti del tuo egoismo, della tua arroganza, della tua immaturità. A te, che vesti i tuoi abiti da principessa viziata da così tanto tempo che le tue parole di affetto sono ormai diventate una formula rituale, come il tè e l’inchino davanti al re. A te, che sei la prima della mia lista e che, da oggi, sarai l’ultima dei miei pensieri.
A voi, amici e conoscenti. E’ stato bello. Sarà ancora bello perché sono bravo a mentire. Fino al giorno in cui vi volterete a cercarmi. E io non ci sarò più.

It’s me against myself

ottobre 26, 2010

Sono seduto qui. Ho la mia giacca e la mia cravatta. Ho i rituali del mio sabato. Ho la 360 e Red Dead Redemption. So che ci posso giocare fino alle 12.30, poi pranzo. Ho la lista della spesa. So che ci posso andare dopo il lavoro. Se ci vado prima devo poi lasciare da qualche parte le cose che potrebbero andare a male, tipo le mozzarelle. Ho il club magico, il martedi. Il cinema mercoledi o venerdi. A volte la domenica, ma è difficile. Il lunedi il giro in edicola.

Sono in piedi. Ho un tatuaggio sul braccio. La mia vita è organizzata su base giornaliera. Non faccio la spesa da una settimana. Non guardo televisione da un mese. Non so quanti e quali film mi sono perso. Ho ricominciato a scrivere. Mangio poco. Dormo poco. Fumo. Oggi no. Domani tre. Dopodomani chissà. Bevo. Non ho bruciori di stomaco. Non so cosa farò domani, a parte il lavoro.

Sono seduto qui. Allento la cravatta, perché è un gesto che mi fa sentire più libero. Rimetto l’anello che ho tolto, perché al lavoro non sono contenti che lo porti al pollice e quando ci sono i grandi capi lo levo.

Sono in piedi. Ho saltato la cena. Non ho fame. Passo della crema sul tatuaggio. Indosso il bracciale di cuoio. Stiro e guardo puntate di Californication come se non ci fosse un domani. Mando romanzi a case editrici.

Sono seduto qui. Prendo la pistola che è poggiata sul tavolino. Domani faccio apertura alle otto. Dopo vado a fare la spesa. Poi ho il cinema. Dopo domani vengono gli operai. Poi faccio il turno di chiusura. Venerdi faccio apertura. Il pomeriggio parto. Benzina. Casello. Caos.

Sono in piedi. E se prendessi cinese? O pizza? O niente. Mi bevo una coca cola e basta. O magari mi attacco alla vodka. Ci sono altre case editrici da contattare. Deciderò. Dopo. Sul momento. Perché è giusto così. Perché non devo rilassarmi. Se mi rilasso, perdo il controllo.

Sono seduto qui. Il freddo metallo della pistola si scalda rapidamente, al tocco della mia mano. Devo decidere come organizzare gli orari del riscaldamento, perché fa freddo, qui dentro.

Sono in piedi. Fa freddo, è vero. Accendo. Spengo prima di andare a dormire. Magari domani tengo spento, dipende dal tempo. Il tempo di domani, quando ci sarò. Nell’istante stesso. Prendo la pistola che tenevo infilata nei pantaloni, dietro la schiena.

Sono seduto qui. Ho già pensato cosa fare, dopo. A cosa fare nei prossimi giorni, a come comportarmi. A cosa fare a Natale. A Capodanno.

Sono in piedi. E mi guardo. E provo disgusto. E’ come vedere il proprio riflesso in uno specchio deformante. E’ come avere un incubo di quelli brutti e svegliarti con l’ansia, sudato, il fiato mozzo, la sensazione che l’incubo non sia finito.

Sono seduto qui. Mi odio. Non ero più così. Credevo di essermi liberato di me, di avermi domato. E invece sono ancora lì, con quell’aria insoddisfatta, come se fosse tutta colpa mia e non mia

Sono in piedi. Rilascio la sicura.

Sono seduto qui. Punto l’arma.

Sono in piedi. Stallo alla messicana.

Sono seduto qui. O io o io avrò il coraggio di premere. Non tutti e due.

Sono in piedi. Ti odio.

Sono seduto qui. Mi fai schifo.

C’è uno sparo.

Il mio ultimo mese e mezzo in un video.

ottobre 12, 2010

E io non sono Tony Jaa. Io sono i thug. Tutti.

Qualcosa non va /7

ottobre 1, 2010

Qualcuno è arrivato sul mio blog cercando su Internet “chi invento il bondaje”.
(comunque non lo so. Un romano con molta corda?)

Pagliacci

settembre 28, 2010

Un uomo va dal dottore. È depresso. Dice che la vita gli sembra dura e crudele. Dice che si sente solo in un mondo che lo minaccia e ciò che lo aspetta è vago e incerto. Il dottore dice: “La cura è semplice. In città c’è il grande clown Pagliacci. Vallo a vedere e ti tirerà su”. L’uomo scoppia in lacrime. “Dottore”, dice, “Pagliacci sono io”. Buona questa.  Tutti ridono. Rulli di tamburi. Sipario.

Liste

settembre 23, 2010

Osservo i tre ripiani carichi di DVD della libreria. Sono un fottuto nerd.
Amare il cinema, purtroppo, vuole dire amare (quasi) tutto il cinema. Vuole dire non rinunciare a una copia di Bubba Ho-tep e neanche a quella di Pierino. Vuole dire accostare gioiosamente Ghost Dog e La 25a Ora a Bad Boys e alla quadrilogia di Arma Letale. Vuol dire avere visto Il Settimo Sigillo almeno tre volte e non sapere bene spiegare perché. Significa entrare nel settore DVD a poco prezzo di qualsiasi negozio, diviso tra l’eccitazione della scoperta e il terrore per la spesa che si andrà a subire.
Significa anche che ormai giudico le persone dai propri gusti cinematografici e dalle proprie collezioni di film. Entri nella casa di qualcuno, qualcuno che – presumibilmente – si fida abbastanza di te per farti varcare la soglia e farti vedere come vive. E come prima cosa lancio un’occhiata vicino al televisore, studio le custodie dei film, messe in file ordinate, impilate in traballanti colonne, lasciate semi aperte. E giudico. Sono una brutta persona. Non posso accettare la presenza di un qualsiasi film dei Vanzina. Non sopporto collezioni raffazzonate, create da titoli messi a casaccio, probabili regali di amici e parenti che non sapevano – a loro volta – che cosa ti piace. Sono una brutta persona. Non concepisco le trilogie incomplete, come fai ad avere Il Padrino e non Il Padrino parte seconda (sì, il terzo è brutto, ma deve esserci, il cerchio deve chiudersi). Non puoi essere una persona seria, se hai una collezione di meno di 20 film. E non è una collezione, tra l’altro. Posso giudicarlo un inizio, un abbozzo di qualcosa che vorrebbe, ma non può, ancora. E, mentre tutti parlano di divani e tappeti, io mi interrogo: come fai ad avere Yuppies 2? OK, ci può stare Sotto il vestito niente, ma non posso neanche concepire che tu voglia possedere una copia di La mia africa. Davvero lo riguarderai? Più di una volta, per caso, perché lo trovi in televisione  e sei troppo pigro per cambiare canale? Sono una brutta persona. Se non hai mai visto A qualcuno piace caldo o l’hai visto e lo giudichi “carino”, non abbiamo poi molto da dirci, secondo me. E certo che può non piacerti Haneke o Lynch o Kieslowski, ma devi avere visto qualcosa, prima, non puoi solo dire che no.
Ecco. Amo il cinema. Sto diventando snob. Saremo amici lo stesso? Certo. Ma preparati, perché cercherò di farti vedere tutto quello che ho amato, perché attraverso quello, sicuramente, capirai qualcosa di più di me.

Quello che guida sono io

settembre 22, 2010

Un uomo è in macchina, sull’autostrada. Improvvisamente una macchina gli viene addosso, in contromano. La schiva, ma prima che possa dire qualsiasi cosa, una seconda macchina arriva, sempre in contromano. La schiva e poi ne schiva una terza e una quarta.
Alla radio passa un messaggio che dice di fare attenzione, che in autostrada c’è un matto che guida in contromano. E l’uomo urla, mentre schiva auto:  “Un matto? Qui sono tutti matti!”.