Archive for agosto 2008

London calling

agosto 24, 2008

Non sono mai stato a Londra, in tutta la mia vita.
Chi mi conosce bene – ma anche chi non mi conosce bene, che sono un rompipalle di proporzioni bibliche su ‘sta cosa – sa che per me c’è Parigi, nella vita.
Londra non mi ha mai interessato particolarmente e la guardavo con poca curiosità. Ho sempre sognato di vedere la Cina, per dire. O le savane in Africa. Londra no.
Poi ci sono andato.
Ed è una città meravigliosa. Costa un sacco di soldi, guidano a sinistra, il fish & chips è ‘na zozzata, ma è stata un’esperienza meravigliosa. Ho visto luoghi splendidi, conosciuto persone deliziose – non ci credete quando vi dicono che gli inglesi sono freddi, sono persone incredibilmente gentili e disponibili. A parte gli autisti degli autobus. – mangiato maluccio e mi sono innamorato della città.
Rapidamente:
1. I musei sono gratis. Si paga per entrare nelle chiese. Come diceva mio fratello “Ecco cosa ottieni a decapitare qualche regina e a mandare a quel paese la Chiesa”.
2. Starbuck è ‘na fregnaccia. Per contro esiste una catena chiamata “Caffè nero” dove fanno un espresso decente e, soprattutto, un frappè ghiacciato al doppio cioccolato che era una droga.
3. Ho visto Il Fantasma dell’Opera al Her’s Majesty Theatre. Ci sarebbe molto da dire, sull’argomento, a causa di passati traumi. Mi limiterò a dire che la bellezza di musica e spettacolo ha spazzato via l’ingiusta nomea e la patina malsana che gli era stata appiccicata da altri malati.
4. Potevo vedere Wicked, ma la mia Dolce Metà era troppo stanca. Ho comprato il libro, però, e devo dire che non è malaccio. Per contro, la colonna sonora non mi fa impazzire, probabilmente andrebbe visto per apprezzare.
5. Lo scoiattolo che mi mangia dalla mano al St. James Park è una delle 5 esperienze che voglio ripetere.
6. Mangiare da Pizza Hutt, no.
7. Ci sono un sacco di cose che mi sono lasciato dietro per avere la scusa per tornare: Abbey Road, la casa di Freddie Mercury, il 221/B di Baker Street, una seconda visione de Il fantasma e altro ancora.
8. Resta ancora solo Parigi. Ma Londra è molto vicina.

The music of the night…

agosto 16, 2008

Dolce Metà: “Ma non ho capito: cos’è che cantava lei, nella scena del cimitero?”
Zen: “Cantava che sentiva la sua mancanza, la mancanza della sua voce, della sua compagnia…”
DM: “Ma non si era appena baciata con Raoul?”
Zen: “Sì.”
DM: “Certo che è una bella troia, eh?”
Zen: “…”
DM: “Cosa?”
Zen: “Si dice ‘combattuta’, amore.”
DM: “Ah OK.”

31 film / 26

agosto 9, 2008

Il settimo sigillo (1957, Ingmar Bergman)

E per la serie “Zen parla di film noiosi” ecco a voi Il settimo sigillo. Che non è affatto noioso e, soprattutto, è magnifico.
Quando lo vidi per la prima volta, ero convinto che sarebbe stata una palla pazzesca. E invece mi sono bevuto tutto il film come acqua fresca, stregato, senza mai riuscire a staccarmi dallo schermo. La storia del cavaliere che sfida la Morte alla partita di scacchi, pur conscio che perderà, ma desideroso di prendere tempo; la figura dello scudiero; gli echi di Kierkegaard e della tematica sulla disperazione e dell’esistenzialismo…e poi, diciamocelo, ha un cast composto da gente che si chiama Gunnar Björnstrand o Bengt Ekerot! I nomi nordici suonano tremendamente cazzuti anche quando sono l’equivalente italiano di Teresino.
Non è un film facile, per carità, e la Bedelia che è in tutti voi vorrà farlo ricolorare al computer, perché è in bianco e nero. Ma resta un’opera sublimemente epica e spietata e incredibilmente avvincente, pur con tutti i suoi difetti e limiti – siamo onesti: lo si guarda due o tre volte e poi si può chiudere lì, eh? Lasciate stare che io sono un maniaco e me ne sono procurato una copia.

Abele e il suo doppio hanno un appuntamento

agosto 6, 2008

La sirena dell’ambulanza suonava ripetutamente, fastidiosamente, ininterrottamente.
– …e se voglio posso inserire ancora un sacco di aggettivi che finiscono per “ente” – sentenziò il doppio, mentre si accendeva una sigaretta.
Abele lo ignorò, continuando a guardarsi intorno, in attesa di vedere qualcosa.
– Secondo te perché non la spengono? – chiese ancora il doppio.
L’ambulanza era ferma davanti a un palazzo e i paramedici erano entrati, armati di un paio di borse del pronto soccorso, scortati da un medico che – si sperava – sapeva bene quello che faceva. Tuttavia la sirena era rimasta accesa e l’orrendo e funereo frastuono continuava a lacerare l’aria, come se volesse dire che l’emergenza non era finita, di non abbassare la guardia.
Abele spostò il peso da una gamba all’altra, si sentiva teso come un quindicenne. Che poi era un modo di dire assurdo, visto che lui a quindici anni non aveva una ragazza e si limitava a giocare ai videogames.
– Sembri un quindicenne – sentenziò il doppio.
– Appunto.
– Di più: sembri un quindicenne sfigato che ha sempre e solo giocato ai videogames.
– Senti – intervenne, nervoso, – mi ricordi un pò perché sei voluto venire?
– Come siamo irritabili, oggi.
Abele gli mostrò il dito medio e il doppio diede un tiro alla sua sigaretta, ridendo.
– Posso sapere cosa fai? – gli chiese.
– Aspetto.
– Aspetti? Tutto qui?
– Aspetto l’illuminazione. E’ meglio? Preferisci che aspetti la venuta del Signore in terra?
Il doppio non rispose e Abele gliene fu grato. Aspettava e basta. Aspettava, si sentiva nervoso da morire e basta. Ma comunque aspettava.
– Posso farti una domanda? Sempre che non disturbi il tuo incessante macerarti, eh? – il doppio si fece ancora avanti.
– Cristo, com’è vero Iddio, oggi mi compro un chihuahua. E do te, in cambio.
– No, mi chiedevo – lo ignorò l’altro – perché sei così in ansia, mentre aspetti? C’è possibilità che non venga?
– No, non credo.
– E allora?
Abele sospirò e gli lanciò un’occhiataccia. Il doppio, come sempre, non sembrò farci caso.
– Aspetto e sto in ansia perché fino a quando non la vedrò apparire, avrò sempre paura. Aspetto perché è sempre stato così; l’ho sempre aspettata. L’ho aspettata quando usciva dal lavoro, quando doveva arrivare alla stazione dei treni e anche quando andava in un bagno publico. Non riesco a immaginarmela una vita senza me che l’aspetto.
Il doppio lo guardò in silenzio. Poi gettò la sigaretta a terra e scrollò le spalle.
– Non ti capisco. Io le sono sempre andato incontro. Ma è la tua vita.
Fece un cenno di saluto con il capo e si allontanò.
Abele lo seguì con lo sguardo, fino a quando non scomparve dietro un angolo. E se avesse avuto ragione?
Fu allora, che come sempre aveva saputo, lei comparve.

31 film/ 25

agosto 3, 2008

Senza esclusione di colpi! (1988, Newt Arnold)

Primo ad aprire una piccola serie di due – tre titoli action anni ’80, questo è il miglior film di Jean Cluade Van Damme e, tout court, di arti marziali.
Sebbene parta dall’idea base di I tre dell’Operazione Drago – il torneo di arti marziali cruento e senza regole – non persegue la sotto trama spionistica del film di Bruce Lee, pur essendone debitore in un’infinità di modi. Compreso l’utilizzo di Bolo Yeung come cattivo da antologia e che parla usando le stesse frasi che diceva Lee nel filmone succitato  – tra cui la meravigliosa “Molto bene, ma i mattoni non reagiscono”. Per quanto abbia dei difetti classici di tutti gli action a basso budget del periodo – montaggio indegno, musiche di bassa lega, recitazione infima – resta un film dannatamente divertente e, soprattutto, un film con una serie di coreografie di arti marziali da antologia. Se si guarda con attenzione si noteranno un sacco di stili diversi durante dei combattimenti del torneo e – se ci si intende un pò di arti marziali – si potranno riconoscere anche quali: muhay thay, capoeira, stile del nord e stile del sud del kung fu, wing chun e così via.
E poi, alla fine, il cattivissimo Chong Li guarda la nascente stella del cinema action Van Damme e gli dice “Tu hai battuto il mio record. Ora io batto te. Come ho battuto il tuo amico”. E da quel momento non puoi che fare un applauso a una battuta così idiota e al combattimento seguente, nel quale tra l’altro – occhio allo spoiler – Van Damme combatte sebbene accecato dal gesso che il cattivissimo gli ha soffiato negli occhi. Altri tempi, altri tempi…

Coming out/ 1

agosto 3, 2008

Come diceva lui, un pò di tempo fa, ogni tanto fa bene ammettere cose che non si dicono in giro per paura di non essere capiti o presi per il culo. Ergo, ecco una breve lista, in quest’angolino dove voi tutti potete fare le vostre confessioni.

* Dopo una vita passato a esaltarlo e difenderlo, comincio ad avere un pò le palle piene de “Il Signore degli Anelli” – film, perché il libro mi aveva già rotto ancora mentre lo leggevo.
* A me i Duran Duran non sono mai piaciuti.
* Per contro non mi dispiace Ordinary world.
* Non ho mai trovato Madonna sexy.
* Ogni volta che vedo i film di Fantozzi, io mi deprimo. A me Fantozzi che viene maltrattato non fa ridere, mi fa venire le lacrime agli occhi.
* Non so minimamente dove si trovi la Basilicata. Nel senso che lo so a spanne e che ogni tanto vado a ricercarla, ma regolarmente me lo scordo. Devo essere nato con qualche linea di DNA in meno ed era adibita a quella funzione.
* Ogni volta che vedo adulti trentenni che si mettono a cantare a squarciagola le sigle dei vecchi cartoni animati giapponesi e lo fanno ininterrottamente per ore, mi dispiace non essere armato sufficientemente bene.